“Lo sport bello e sconosciuto”
Tra i tanti sport illustri, discipline blasonate; tra consacrati campioni, idoli e miti; tra tornei, manifestazioni che muovono interessi, rumorose tifoserie, fameliche penne dei media, si annidano competizioni sportive, attività agonistiche ai piu letteralmente sconosciute. Eppure… su un verde prato di gioco, o in un palazzetto dello sport, in una palestra, in qualsiasi campo di gara, abbiamo sentito ugualmente levarsi forte il fermento, lo slancio emotivo, anche di coloro che competono in giochi come il Torball, il goalboll, il basket in carrozzina, il footsall, il calcio quarta categoria e nelle altre attività svolte da portatori di disabilità fisica, psicomentale e sensoriale. Nel seguire le loro gesta – mentre determinati si confrontano con gli avversari, ma primariamente con se stessi – bastano pochi attimi e subisci una sorta di contaminazione: comprendi che quei tornei ai più ignoti, e privi di fama, e quei loro oscuri e leali protagonisti, muovono passioni, sentimenti, il desiderio di misurarsi, di esserci, di emozionarsi, di rimuovere gli ostacoli della loro vita. Sono tornei, eventi dove l’aspetto sportivo, pur sentito, lascia spazio a quello educativo e sociale e nei più giovani sviluppano anche un importante processo pedagogico: giovani che devono diventare protagonisti attivi nella conoscenza delle proprie possibilità, ma sopratutto dei propri limiti, solo così si favorirà, nella fase evolutiva, anche la maturazione dell’uomo. Le gare sono limpide, autentiche, credibili, senza artifici; gli atleti sono immuni da qualsiasi contagio e onorano l’essenza dello sport, esaltano le doti caratteriali, temperamentali e il coraggio che permette loro di vincere le multiformi resistenze fisiche. Poco importa se quest’anno la coppa Italia di torball è stata conquistata dalla Reggina, se la Picenum non vedenti non ha mantenuto la serie A, o se nel Basket in carrozzina l’Amicacci Giulianova conquisterà o meno il titolo. Tutti gli atleti che hanno partecipato a qualsiasi campionato, anche all’ultimo, al più piccolo dei tornei, sono meritevoli della vittoria, ma di quella vera, che non contempla assolutamente la sconfitta.