Calcio Amputati

Calcio Amputati: le finali del primo storico campionato italiano. Il racconto di Franco Esposito

Emozioni forti, sfuse e a pacchetti. Nuova Montelabbate campione d’Italia. La grande sorpresa con thrilling finale. Un epilogo da cuore e batticuore. Il migliore giocatore del torneo contro il migliore portiere del mondo. Lele Padoan alla battuta del rigore che avrebbe spalancato la sfida per il titolo ai tempi supplementari. Daniel Priami al centro dei pali, i riflessi felini, il guizzo del gatto. Il fantasista bomber e l’acrobata con barba e occhi di ghiaccio. Il momento decisivo del primo campionato italiano di calcio amputati. L’attimo topico, adesso o mai più per Vicenza strafavorita alla vigilia. La maggiore candidata al titolo, prima e incontrastata e incontrastabile a capo della stagione regolare. Sembrava non avere avversari, sulla carta.

Mattinata dai calori contrastanti, al campo principale della Scuola Calcio di Fabrizio Miccoli, indimenticato grande calciatore leccese, un campione approdato anche alla maglia azzurra della nazionale, ex di Lecce e Juventus, e di altre squadre. Un piccolo capolavoro la sua struttura, a pochi chilometri da Lecce. Un gioiello in località San Donato. Sensazionale l’ospitalità di Fabrizio e della sua famiglia; prossima alla perfezione l’organizzazione curata in ogni dettaglio dal presidente Porru, dal ct della nazionale Vergnani e da Francesca e Giacomo. Da applausi la doppia direzione della coppia arbitrale interamente sarda. Andrea Schintu e Gianni Pillai non hanno sbagliato nulla. Le quattro squadre non avrebbero potuto chiedere di meglio. Gli arbitri impeccabili, minimamente non censurabili anche nei due episodi che hanno scritto la storia del primo scudetto del calcio amputati.

Qua la mano, meritati applausi per tutti. Il pubblico presente si è divertito, ammirato e conquistato dai tecnicismi e dalla prodezza che i giocatori hanno regalato.

Pioggia fastidiosa poco prima dell’inizio del playoff conclusivo. Quattro squadre in campo, in grado tutte di alimentare una piacevole sensazione. Il livello tecnico del quartetto è cresciuto in maniera strepitosa. Come passare dalla penombra della sera alla luce del giorno, almeno per me che avevo lasciato questi meravigliosi atleti in estate, a Vicenza, seconda tappa (o ragruppamento) del primo campionato italiano di calcio amputati. La cifra tecnica si è elevata in misura esponenziale, a testimonianza dell’appassionato pregevole lavoro svolto dalle società protagoniste di quest’avventura che discende da un sogno. Pienamente realizzato. Un giorno storico, fondamentale, entusiasmante, il 2 novembre 2019. Rimarrà negli occhi e nel cuore di tutti.

La pioggia, poi il vento, il sole caldo, ammiccante, primaverile o da dolce autunno, e le sorprese. Apd Levante C Pegliese terza con merito, laddove si pensava che la medaglia di bronzo sarebbe toccata all’ASD Fabrizio Miccoli, deliziosa padrona di casa con Roberto Sodero in qualità di grande animatore. Inattaccabile il giudizio del campo, la squadra di Lecce è progredita; la Levante C Pegliese di più, e in grado di far fruttare i nuovi innesti, a testimonianza del lavoro svolto in profondità.

Asd Nuova Montaleone in trionfo. Il delirio marchigiano al triplice fischio finale. La vittoria del cuore. Preso a colpi di stampella il pronostico. Il cuore, l’agonismo, la potenza dell’inserimento dello straniero. Il primo nella storia del campionato. Mohamed Archi, marocchino di nazionalità spagnola, proprietario di grande elasticità, potenza fisica, corsa, padronanza nel governo della palla, è riuscito a limare la differenza a favore di Vicenza, vista con chiarezza nella stagione regolare. Il cuore dei marchigiani ha avuto il suo peso nell’equilibrare una sfida che era nata squilibrata a beneficio di Vicenza. I migliori, in pratica la nazionale. Gli azzurri sono tutti nell’organico impreziosito dalla presenza di Messori e Padoan. Leggere la formazione vicentina, prego. Quei due, Dal Pastro tra i pali, e La Manna, Leone, Avelli. Ma sull’altra sponda, c’è sempre e c’era Daniel Priami. Una saracinesca, tout court.

Vicenza ha giocato di squadra, come sua abitudine. Un quintetto bene organizzato, in grado di produrre calcio piacevole. Monteleone l’aveva preparata bene, di testa soprattutto. Sacrificio, corsa, aggressività, cuore. Gran bella partita, resa equilibrata fino all’ultimo minuto dei tempi regolamentari da due legni centrati dai tiratori marchigiani, dalle super parate in serie di Priami, e dal gioco spumeggiante di Vicenza. Traversa e palo del Monteleone, le palle-gol create da Padoan, Messori, La Manna.

Numeri di livello nelle due finali. E l’epilogo thrilling, sembrava l’opera scritta da un grande regista. La conclusione di una trama da sballo. Marcantognini a segno dal dischetto al 15’ della ripresa, l’ultimo dei tempi regolamentari; tiro di rigore non sbagliato da Padoan, ma intercettato dal prodigio in volo di Priami, a sedici secondi dal termine dei sessanta del recupero. Delusione Vicenza, enorme, e compagna dell’incredulità.

Montelabbate campione, i balli, i canti, le urla, i cori, davanti alle telecamere Rai dirette dal giornalista Lorenzo Roata, che definire amico del mondo è semplicemente limitativo: è molto di più.

“Faccela vede’, faccela tocca’”, la richiesta felice e appassionata dei giocatori marchigiani, mentre Sandrino Porru, il presidente Fispes alimentatore del sogno che si è compiuto, mostrava loro la splendida coppa che spetta alla squadra vincitrice. “I campioni d’Italia siamo noi, siamo noi”, pazzi, ubriachi di gioia i calciatori marchigiani.

In lacrime – gioia e commozione, emozionato appunto fino al pianto – Riccardo Tondi. Quarantuno anni, colonna della nazionale e freschissimo campione d’Italia, all’ultima partita della carriera. “Il massimo, non avrei potuto chiedere di più, così è bellissimo. Grazie, grazi, grazie a tutti”.

Renzo Vergnani lo premia, “è per te, grande Riccardo, la maglia della nazionale, la tua, la numero 3, e quella del tuo e nostro grande amico Starvaggi, la 10, uno dei creatori del sogno che troppo presto ha lasciato tutti noi”. L’abbraccio degli amici ora con lo scudetto al petto e la medaglia d’oro al collo.

L’incomparabile bellezza della giornata baciata alla fine dal sole si stemperava nell’assegnazione dei premi individuali. Daniel Priami migliore portiere, Emanuele Padoan migliore giocatore, Gianni Sasso capocannoniere del campionato con 12 gol. Ma dov’è? Ritira la scarpa d’oro il presidente dell’Associazione Vicenza Calcio. Lui, l’ischitano Sasso, è la maratona di New York. Pier Gandino, sempiterno portiere, al derby Toro-Juve. Al cuore si comanda, alla passione calcistica no.