Esperimenti di meditazione: la sensazione senza il pensiero
ma li rifletto come se la mia mente fosse solo uno specchio. Le auto s’avvicendano
sul viale prospiciente, poi subentra il silenzio. Gli intervalli, che dapprima ti travolgono con il trambusto del traffico, ma poi ti soccorrono con un silenzio perfino suggestivo,
si alternano a iosa. Una lieve brezza mi sfiora la pelle, quindi la sensazione s’attenua, finché la mia caviglia non s’imbatte in un’insopportabile zanzara. Ed ecco il giudizio, l’aggettivo di merito – l’attributo insopportabile – che interpreta e altera – meccanicamente quanto inconsapevolmente – la sensazione. Lo rilevo e procedo.
Ho l’impressione che le circostanze galleggino tutt’intorno finché la mia attenzione non muta d’improvviso prospettiva. Se dapprincipio era rivolta pressoché esclusivamente all’esterno, ora si riconverte e s’indirizza nel profondo, verso un punto che sembra indefinito, ma che sale, sale e focalizza il centro di tutto ciò che presuppongo sia – l’essere – la mia stessa qualità di coscienza. Un centro che tuttavia non m’appartiene, giacché non corrisponde che al nucleo stesso della vita, del mondo.
La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione.
Può esserci soltanto la sensazione senza il pensiero? (Krishnamurty)
La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione. «Ora, la questione è se possa esserci un intervallo, uno spazio; avere cioè soltanto la sensazione senza lasciare che il pensiero intervenga a controllarla. Questo è il problema. Perché il pensiero crea l’immagine e si aggrappa a quella sensazione?
E’ possibile guardare una camicia, toccarla, averne la sensazione e finirla lì,
senza che il pensiero intervenga? Avete mai provato a farlo?
Quando il pensiero entra nel campo della sensazione – e anche il pensiero è una sensazione – allora ne prende il controllo e ha inizio il desiderio.
E’ possibile osservare soltanto, avere il contatto, la sensazione e nient’altro?
E in questo la disciplina non c’entra, perché quando cercate di disciplinarvi,
si tratta di un’altra forma di desiderio di ottenere qualcosa.