Arrigo Sacchi presenta la prima guida agli allenatori dei Mondiali 2014
In attesa del primo match Brasile-Croazia, in programma il 12 giugno a San Paolo, la guida di Betclic dedicata gli allenatori, oltre a tracciare le tappe fondamentali della biografia e della carriera dei 32 commissari tecnici, rivela aspetti meno noti della personalità di ognuno: soprannomi, frasi celebri, atteggiamento mentale pre Mondiali, a cui si aggiungono i commenti tecnici del preparatissimo ex CT dell’Italia.
«Spesso si pensa che tradizione e giocatori più forti siano garanzia di una buona prestazione ai Mondiali. Ma non sempre è stato così. E’ quanto è stato dimostrato durante il Mondiale del 2010, quando Cristiano Ronaldo con il Portogallo è tornato a casa molto presto. Lo stesso può dirsi di Rooney con l’Inghilterra e di Ribery con la Francia, di Kaká con il Brasile e Messi con l’Argentina. Ci vuole spirito di squadra e una motivazione fortissima per vincere il Mondiale. Il gioco sarebbe il motore nei club, ma per il Mondiale c’è meno tempo per perfezionare la squadra» dichiara Arrigo Sacchi nell’apertura della guida.
Secondo l’ex allenatore laddove i giocatori di una Nazionale provengano da squadre di club in cui si gioca secondo moduli e stili di gioco differenti, il successo è dato dallo spirito nazionalistico, dalla sintonia che si crea tra i giocatori e dalla capacità di sintesi e dall’esperienza degli allenatori. In questo scenario a Prandelli andrebbe il merito di aver «raccolto la squadra dalle macerie del Mondiale sudafricano», lavorando bene negli ultimi quattro anni e giocando un calcio diverso dal catenaccio diffuso nel nostro Paese. Scolari, allo stesso modo, sarebbe «uno dei più bravi nel trasmettere ai giocatori il dominio del campo, la capacità di smarcamento e di confronto uno contro uno, aggredendo gli spazi con una difesa collettiva».
Per quanto riguarda proprio lo spirito di gruppo, un buon modello sarebbe rappresentato dalla Spagna e dal Brasile, dove è diffusa la concezione del calcio come spettacolo sportivo, ma anche dall’Iran, che ha molti giocatori del proprio Campionato e quindi può essere preparata come una squadra di club. Avversario ostico per tutti, secondo Sacchi, sarà invece il Belgio di Wilmots: «con questo allenatore si gioca il 4-2-3-1 che è diffuso in tutto il Belgio, e i giocatori hanno memorizzato bene questo calcio».
Meno chance di distinguersi avrebbero invece il Giappone di Zaccheroni, «non abbastanza forte da battere squadre che in ogni momento possono devastare quello che si è prodotto», gli Stati Uniti di Klinsmann, dove «il calcio non è lo sport d’élite», la «Svizzera senza storia di Hitzfeld», l’Inghilterra ‘frammentata’ di Hodgson e il Portogallo di Bento, «eterna speranza» dei tifosi, nonostante abbia il giocatore più forte del mondo.