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Ceriscioli: “Restringe le opportunità al privato già previste dalla normativa nazionale. Quella delle Marche sarà sempre una sanità pubblica”

Una “fake news” (falsa notizia) che sta montando una polemica assurda sulla proposta di legge regionale 145, dal momento che la normativa sulle sperimentazioni gestionali in sanità (andrà in aula il 17 aprile) delinea un quadro più restrittivo di quello previsto, già da 25 anni, a livello nazionale. Limita le attività amministrative della Giunta regionale, che altrimenti potrebbero esercitarsi con un’ampia discrezionalità, rivalutando la centralità decisionale dell’Assemblea legislativa. Quindi nessuna apertura indiscriminata al privato, ma contenimento delle opportunità già previste dalla legislazione nazionale. È quanto ha chiarito il presidente Luca Ceriscioli nel corso di una conferenza stampa convocata per controbattere le accuse di svendere la sanità pubblica a quella privata attraverso le disposizioni della proposta di legge 145. “Si tratta di un fraintendimento, nei migliori dei casi, o addirittura di una polemica politica fuori luogo. La 145 restringe quello che c’è già oggi, quello che la legge nazionale ci permette di fare, cioè le sperimentazioni sanitarie tra pubblico e privato. La normativa regionale proposta riduce il campo discrezionale, non si capisce come possa innescare un cambiamento della natura della sanità marchigiana”. Le Marche occupano il 14° posto in Italia per incidenza della sanità privata sulla pubblica: “Siamo ben lontani dalle prime (Lombardia e Lazio: 27,9 e 24,6) e sette punti in meno (11,8) rispetto alla media nazionale (18,8). La privata marchigiana assorbe lo 0,09 del budget sanitario. Cifra irrisoria, spesa per una sperimentazione a Sassocorvaro, autorizzata nel 2003, conclusa nel 2016 e convenzionata nel 2017 per gli ottimi risultati conseguiti in termini di servizi alla comunità di riferimento”. Il presidente ha poi argomentato l’impegno della Regione per il rafforzamento della sanità pubblica attuato in questa legislatura: “Negli ultimi tre anni abbiamo recuperato 1.200 dipendenti: nel 2014 il personale delle aziende sanitarie era sceso a 19.895 unità, oggi siamo a 21.102 (erano 21.101 nel 2010). L’obiettivo del 2018 è proprio quello di stabilizzare il personale, perché non vogliamo lasciare i lavoratori sanitari nella precarietà. Il budget, calato a 2.684 milioni del 2015, è inoltre salito a 2.759 milioni nel 2017 (superiore ai 2.750 milioni del 2011). Abbiamo quindi investito risorse nei macchinari, nel personale, nella capacitò di spesa delle aziende: come possiamo essere accusati di smantellare la sanità pubblica?”. Ceriscioli ha poi fatto un esempio di modalità integrativa tra pubblico e privato: “Come ipotesi possiamo citare l’uso delle nostre macchine diagnostiche ferme. Abbiamo Tac e Risonanze magnetiche che in una settimana stanno anche 30-40 ore ferme perché il personale pubblico arriva dove può arrivare. Poter utilizzare 30-40 ore in più macchine su cui abbiamo già investito, significa abbattere le liste di attesa, con una incidenza sulla spesa sanitaria generale modesta che ci lascia tranquilli nella 14 posizione, a percentuali bassissime di privato nella sanità marchigiana. Con la proposta di legge mettiamo quindi paletti più stretti, in modo che quando avvieremo una sperimentazione, saremo più sicuri di ottenere un risultato che costa meno e offre servizi. Manteniamo la natura di una nostra sanità fortemente pubblica e apriamo degli spazi per arrivare laddove non può farlo, lasciando al privato un ruolo complementare a quanto già offriamo ai cittadini”. Il presidente della IV Commissione consiliare, Fabrizio Volpini, ha ricordato che la proposta di legge è stata condivisa con un’ampia consultazione: “Limita la discrezionalità della Giunta a favore del Consiglio, non disinveste nella sanità pubblica a favore della privata, restringe le opportunità già garantire dalla legge nazionale”.

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