Subbuteo: Il cannibale Bari: “Mondiali e giovani, ecco i sogni”
Quarta Champions League. Quale la più bella?
“La più bella sarà la quinta! Scherzi a parte. Ogni vittoria ha un sapore diverso ed è bella a modo suo. La prima è stata bellissima, fantastica. Questa è diversa. Un modo nuovo di vincere rispetto al passato, quasi surreale. Il successo della serenità, della tranquillità”.
Via non è difficile con uno squadrone così!
“Facile? Questa è una cosa che si dice sempre dopo. Guardi gli avversari e sai bene che le partite saranno tutte da giocare. Quando in una finale affronti Noguera, Colangelo, Mateos e Niki Napolitano, non puoi dire di aver vinto prima di giocare. Ogni partita va sempre giocata al massimo e neanche un solo incontro è scontato, mai. Nella gara decisiva ci poteva stare tutto. Tra l’altro gli accoppiamenti erano favorevoli tradizionalmente alle Fiamme. Il fatto è che noi siamo arrivati tutti in forma eccellente. Ma ripeto, niente è scontato. Napoli può schierare: Mettivieri, Bolognino, Beis e Luigi Di Vito e infatti abbiamo vinto di un soffio. Pisa è sempre Pisa. Dall’esterno magari sembra facile, ma attenzione abbiamo vinto con due esordienti che non avevano mai giocato con il club e lo facevano per la prima volta in una competizione difficilissima. Sono stati bravi. Non è tutto così scontato come sembra”.
“Squadra nata per caso. Ecco la verità su Zambello”
Suvvia, avete una panchina lunghissima. Due squadre da serie A in un solo club.
“Sì, siamo in tanti e tutti bravi. E’ anche vero che quest’anno abbiamo un calendario fittissimo. Abbiamo aggiunto due Major al solito programma”.
E’ la squadra più forte di tutti i tempi?
“Mah, non lo so. Di sicuro è venuta per caso. Non è stata voluta, ma alla fine tutti erano contenti di quello che stava accadendo ed è andata così. Noi volevamo confermare una rosa competitiva, nonostante Flores sembrasse intenzionato ad andare via, e ci siamo mossi. Alla fine Carlos è rimasto. La nostra è una formazione completa, ma sui campi si va sempre in quattro”.
La partenza-non partenza di Flores e l’arrivo di Zambello sono stati colpi straordinari sul mercato. A distanza di qualche settimana si può raccontare come è andata?
“Carlos ha fatto una scelta tutta sua. Alla fine, come sempre, ha deciso lui. C’è stato un momento in cui era dubbioso se restare a Reggio o trasferirsi alle Fiamme. In quel momento la sua vita era a Roma e a Roma aveva trovato un gruppo di amici con cui si allenava e viveva bene. Doveva fare una scelta tra restare in un club dove si trovava bene o andare alle Fiamme che lo stavano trattando come un figlio. Alla fine ha deciso di tornare a Murcia e di continuare a giocare con noi. Non ci sono segreti da svelare”.
E l’arrivo di Zambello?
“Di Zambello non sapevamo nemmeno che volesse cambiare squadra. L’abbiamo saputo quando ci ha chiamato, dopo che era stato contattato tutte le altre società italiane. Se un ragazzo giovane, fortissimo, che ha appena vinto la Coppa Italia e il Campionato italiano ti chiama, cosa gli dici? Abbiamo condiviso la scelta nel club e abbiamo deciso di aprire le porte, di dargli la possibilità di giocare da protagonista. Come nella finale, dove si è confermato fortissimo”.
“I soldi? Rimborsi giusti, ma scelte determinate da altri fattori”
Qualcuno sostiene che tenete tanti giocatori anche per non rinforzare gli altri club.
“Mi sembra una cazzatta. Quello che è successo in venti anni a Reggio può essere facilmente ricostruito. Chi se ne va, lo fa a fatica, perché qui si sta bene. Chi ha lasciato la Reggiana l’ha fatto solo per tornare a giocare nella sua squadra di sempre. E’ accaduto con Cappellacci, con Giulianini, con Simone Bertelli. Se non fosse tornato a Pisa, probabilmente Simone non se ne sarebbe mai andato da Reggio”.
Fattore soldi, quanto contano?
“Io credo che sia giusto che i club più importanti si strutturino per rimborsare almeno le spese ai propri giocatori. Spero che prima o poi sia così per tutti i club di serie A. Già lo è per molti e molti pagano anche in B e in C. Io credo che non siano questi i fattori che determinano le scelte, quantomeno non a parità di rimborsi. Altrimenti non ci sarebbero giocatori che pur davanti ad offerte di rimborsi più importanti decidono comunque di non trasferirsi. Ma vogliamo provare a ribaltare il concetto?”.
Cioè?
“I soldi non sono il male. Anzi, bisogna averne di più per migliorare il nostro movimento. Mancano ancora tante cose. Penso alle telecamere fisse sui campi, penso ad eventi organizzati ancora meglio a professionalità e visibilità. Il salto di qualità si fa soltanto così”.
“Sogno ancora il mondiale individuale. Io veteran? Mai”
Torniamo al Subbuteo giocato. Non ti sei stancato di vincere?
“Le sensazioni che provi in certe partite ti ripagano di tutto. Ognuno gioca per dare quello che può e per centrare obiettivi diversi. Per qualcuno è crescere, per qualche altro vincere una Coppa dei Campioni, per un altro ancora disputare la Serie A e così via. A livello personale mi manca un titolo mondiale individuale e questa è la molla che mi spinge a continuare con questa intensità. Approfitto per dire a chi mi vuole tra i veteran che questo non accadrà mai. Io me la giocherò sempre tra gli open. So che poi è complesso perché ci sono altri mille giocatori forti, ma quel titolo mi manca e finché sento di poterci arrivare, continuerò a provarci”.
Vita da fotografo… vincente, ma un futuro coi giovani
Sì, ma all’ultimo mondiale a forza di selfie sembravi un fotografo…
“E’ vero (ride, ndr) ma poi il fotografo è riuscito a trovare spazio anche come giocatore e comunque le foto sono venute benissimo. Scherzi a parte, tutti hanno dato il massimo ai mondiali, come sempre. Quando si gioca a squadre si vince e si perde insieme. Per anni abbiamo dominato, può capitare di perdere una partita. La prossima volta finirà in maniera diversa”.
Rimproverano spesso alla Reggiana di non avere un settore giovanile.
“Non nascondo che sarebbe una cosa bella, bisogna avere ancora un po’ di pazienza. Io le cose le faccio bene oppure non le faccio per niente. Non siamo ancora pronti, ma sicuramente in futuro sapremo organizzarci. In un futuro prossimo, direi. La nostra Asd ha tanti aspetti ancora da sviluppare e tra tanti sport di cui ci vogliamo occupare, abbiamo intenzione di dare spazio anche a chi vuole imparare a giocare a Subbuteo. Ci sono diverse persone che me lo chiedono. A tanti ragazzini abbiamo regalato campi e materiale, li abbiamo messi in contatto per giocare insieme e io mi rendo sempre disponibile. Ma creare metodi di allenamento costanti, mettere su una scuola, è un compito più impegnativo. Non siamo pronti per fare quello che in maniera egregia hanno fatto e stanno facendo altri club. Non siamo maturi. Lo farò e lo faremo, probabilmente quando caleranno le ambizioni agonistiche e avremo più tempo e spazio nella nostra attività anche per insegnare”.
Dopo la Champions, il campionato. Sarà una passeggiata?
“Non dico stupidate e penso di dire cose condivisibili: lo scudetto sarà una corsa a quattro. Noi, Pisa, Napoli e Fiamme. Escludo Perugia, spero che non si incazzi De Francesco. Le quattro di cui sopra hanno le stesse possibilità di vincere il campionato. Perugia nella partita singola può battere chiunque, ma credo che sia più difficile che possa vincere diversi scontri diretti. Può arrivare tra le prime tre-quattro, le altre però hanno più possibilità. Ecco, ce la giocheremo in quattro. E noi proveremo a dire la nostra. Come facciamo sempre”.